Le Legge Piemontese sul gioco d’azzardo? Non toccatela!

Vale oro, così ci dice il medico già presidente della Sezione Piemonte e Valle d’Aosta Società Italiana Tossicodipendenze (Sitd). Nell’immagine la protesta degli studenti contro la modifica della legge regionale.
Riportiamo parte dell’articolo/lettera pubblicata su Avvenire
Caro direttore,
sono impegnato da quasi quarant’anni nel campo delle dipendenze patologiche e da quasi venti nella presa in carico del disturbo da gioco d’azzardo nell’area metropolitana di Torino; (…)
Questi dati oggettivi e inequivocabili di carattere economico possono, infatti, incrociarsi con quelli epidemiologici dello studio Gaps del Cnr di Pisa che dicono che in Piemonte nel 2018 dichiara di aver effettuato almeno un gioco in denaro meno del 33% della popolazione contro il quasi 42% nazionale del 2017 (circa 400mila persone in meno di quelle attese se si fosse applicato il tasso nazionale) e che, sempre in Piemonte, la proporzione di ‘giocatori’ a rischio maggiore di zero nel 2018 ammontava a circa il 13% contro un dato nazionale dell’anno precedente del 22%.
Un quadro chiarissimo. Leggendo bene le cose e confrontando gli andamenti con quelli del resto del Paese, si può facilmente mettere in luce un dato assolutamente clamoroso: se nei 4 anni dal 2016 al 2019 in Piemonte si fosse continuato ad ‘azzardare’ come nel resto d’Italia, i piemontesi avrebbero sborsato 2 miliardi e 618 milioni di euro in più; 262 milioni nel 2016, 604 nel 2017, 913 nel 2018 e ancora 839 nel 2019. Ciò semplicemente facendo 100 i dati del 2015 e applicando il tasso di crescita nazionale (senza Piemonte) al dato iniziale regionale del 2015.
I primi 866 milioni ‘risparmiati’ sono da attribuire all’effetto delle restrizioni temporali disposte dai Comuni a partire dall’estate 2016 (l’articolo 6 della legge), i successivi 1.752 milioni all’effetto sinergico di quelle e dell’applicazione del confinamento geografico (il ‘distanziometro’ è entrato in vigore per bar e tabacchi alla fine del 2017, articoli 5 e 13 della legge).
(…)
Nel novembre 2019 un nutrito drappello di consiglieri leghisti, del tutto dimentichi dei pluriennali strali contro l’azzardo di Stato di ‘Roma ladrona’ (la battaglia contro l’invasione dell’azzardo era stata guidata dalla Lombardia di Maroni e dal Veneto di Zaia), ha presentato un ddl regionale che di fatto, se approvato, scardinerebbe l’asse portante della misura di contenimento della spesa, la cosiddetta ‘retroattività’ dell’applicazione del ‘distanziometro’ agli esercizi con licenza/ concessione antecedente al 1 gennaio 2014. La policy piemontese sull’azzardo patologico è altamente efficace e manometterla sarebbe ingiustificabile e persino criminogeno. Un po’ come se, dopo aver constatato l’efficacia delle cinture di sicurezza nella riduzione della mortalità stradale si abolisse l’obbligo di indossarle per le proteste di ortopedici e pompe funebri.